Taiji Quan

Il Taiji Quan conosciuto maggiormente come Tai Chi è un’antica arte marziale cinese, che basa i suoi fondamenti sull’antico simbolo cinese il Taiji che viene generalmente chiamato Tao in modo scorretto.

Taiji Quan si traduce come “Pugno (quan) della polarità (ji) suprema (Tai)” questa meravigliosa disciplina è arrivata in Italia soltanto da pochi decenni ma le sono state attribuite grandi virtù non tanto nell’abilità marziale ma come grande fonte di benessere psicofisico. I suoi movimenti lenti ed ampi la rendono praticabile a tutte le età.

Utilità del Taiji Quan

La pratica del Taiji Quan apporta numerosi benefici primo tra tutti il rilassamento muscolare e la maggiore flessibilità del corpo che grazie ai movimenti morbidi e ampi delle braccia e delle gambe migliora il controllo del movimento e l’equilibrio.

Il respiro diviene naturalmente più profondo, gli stati di tensione diminuiscono migliorando il tono dell’umore e la qualità del sonno.

L’allenamento continuo porta ad una graduale diminuzione degli stati dolorosi svolgendo un’azione posturale soprattutto per la colonna vertebrale. I suoi benefici sono davvero moltissimi oltre che essere una bellissima arte da apprendere e da praticare.

Il Taiji Quan può essere praticato a vari livelli come una ginnastica molto benefica, come una meditazione in movimento o come una vera e propria arte marziale. I suoi esercizi con l’avanzare della pratica prevedono anche che l’utilizzo di armi come la spada, la sciabola, il ventaglio e altre ancora.

L’origine leggendaria del Taiji Quan

Se chiudo gli occhi vedo nuvole di vapore che si spostano tra i dolci picchi dei monti cinesi, ascolto il silenzio, e nella quiete distinguo ogni sussurro del vento, scricchiolio della roccia o rumore del ruscello che scorre lontano, la natura si amplifica nel suo incessante divenire.

Tra sogno e realtà è l’immagine di questo pezzo di mondo così lontano, fatto di antichi immortali e fumi d’incenso, tra sogno e realtà inizia la storia del Taiji Quan.

A nord-ovest della Cina nella provincia dello Hubei si erge il monte Wudang che ci racconta la storia del suo iniziatore Taoista.

Vi è un punto preciso nel cielo, che possiamo osservare quando brilla la grande orsa, dove si vede risplendere la stella polare, li, sappiamo che dimori la divinità taoista Zhen Wu conosciuto come l’Imperatore Nero o Il Vero Guerriero, fu lui durante una notte a venire in sogno a Zhan San Feng per rivelargli l’arte marziale Taiji Quan. Quando il monaco si sveglio iniziò a praticare e sconfisse molti uomini. Per questo motivo quanti praticano quest’arte cercano il nord, la stella polare, per creare quel collegamento sottile che si perde nei tempi.

Altri raccontano ai propri allievi di come Zhan San Feng vissuto sotto la dinastia dei Song del sud, fosse in meditazione presso la sua dimora, quando la sua attenzione venne richiamata dal verso di un grande uccello, affacciatosi alla finestra scorse una Gru che duellava con un serpente. La Gru sferrava veloci e duri colpi che potevano costare la vita al serpente, ma questo con i suoi movimenti morbidi e spiraliformi riusciva a schivarli con grande capacità. Dall’osservazione di questo duello il saggio taoista sviluppò la sua arte marziale, il taiji Quan, dove i movimenti flessuosi del corpo si ispirano a quelli del serpente, in modo che il cedevole possa vincere sul forte, sviluppando in questo modo capacità di forza interna, sia nella muscolatura profonda che nel modo di portare l’intenzione e l’energia.

Altri invece per ricondurre tutte le arti marziali da un unico iniziatore raccontano la vicenda del Bodhidarma un patriarca indiano giunto in Cina per diffondere il buddismo nel V sec.d.C, chiamato dai cinesi Da Mo.

Da Mo si ritirò nel monastero presso la foresta di Shaolin, dove vivevano dei monaci guerrieri. Dopo anni di meditazione Da Mo insegnò loro delle tecniche per rinvigorire la forza interna (Qi Gong) ed altri per potenziare l’abilità marziale. Si racconta che Zhan San Feng nel suo viaggio verso il Sichuan si fermò presso il tempio di Shaolin dove apprese le tecniche marziali. Tornato poi al monte Wudang si rese conto che tale tecnica volta ad usare maggiormente la forza muscolare, disperdeva l’energia interna, così la modificò inserendo i principi taoisti.

Questa è l’origine leggendaria che lega il Taiji Quan al monte Wudang e saggio taoista Zhan San Feng.

Con il passare degli anni, con il ripetersi delle forme e dei gesti, sembra che Zhan San Feng non sia poi così lontano.

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Brevi cenni sulla storia del Taiji Quan stile Chen

Abbiamo raccontato le origini leggendarie del Taiji Quan, avvolte nella poesia e nell’immaginazione.

In verità, se dovessimo datare a livello temporale l’inizio dell’arte marziale, scopriremmo che non è perso nella notte dei tempi, ma molto più vicino a noi. Il termine Taiji Quan compare per la prima volta alla fine del XIX secolo in un libro di Chen Pinsan intitolato Disegni e spiegazioni sul Taiji Quan.

Secondo questo autore, l’arte del Taiji Quan fu creata da Chen Wanting (1600-1680), un militare che prestò servizio sotto la dinastia imperiale Ming ed esercitò nelle province dello Shandong, dello Zheli e del Liadong. A seguito della caduta dei Ming, nel 1644, egli si ritirò a vita privata presso il villaggio di Chenjiagou, che si trova nel distretto di Wen, provincia dello Hennan, a nord di Huang He, il Fiume Giallo. Fu qui, in questo luogo e al tramonto della sua vita, che diede vita a questa straordinaria arte marziale, che si arricchisce dei fondamenti della Medicina Cinese e delle pratiche del Qi Gong taoista.

Il Taiji Quan della famiglia Chen oggi si divide in due correnti: la più antica, la Xiaojia della piccola struttura, e la Laojia della grande struttura. Nella piccola struttura si eseguono cerchi verticali, mentre nella grande struttura i cerchi sono orizzontali e si disegnano anche archi. Lo stile Chen rientra nel Wushu tradizionale. Infatti, rispetto agli altri stili, è facile notare la sua connotazione marziale.

Le sue principali caratteristiche sono il Chansijin (“forza avvolta come un filo di seta”) e le esplosioni di energia Fajing. Inoltre, a differenza dello stile Yang dove il movimento è continuo e uniforme, nell’esecuzione della forma sono presenti cambi di ritmo e salti.

Il Chansijin è una metodica di utilizzazione della forza attraverso movimenti spiraliformi in senso orario e antiorario. Il movimento ricorda in effetti quello del baco da seta, che nell’atto di dipanare il filo per creare il bozzolo esegue spirali nell’aria.

Il “Fajing” invece è una forza rapida ed esplosiva che si emette dal Dan Tian: percussiva e vibratoria, si scarica colpendo l’avversario fino agli organi. Il Taiji di stile Chen è un sistema completo che prevede anche l’utilizzo di armi come la spada, la sciabola, il bastone e la lancia.

Brevi cenni sulla storia del Taiji Quan stile Yang

Yang Fu Kuei, chiamato Lu Chan (1799-1872) era un giovane dalle umili origini che si recò nel villaggio di Chen nella contea di Wen, provincia di Honan per guadagnarsi di che vivere.

Qui ebbe l’opportunità di studiare il Taiji Quan della famiglia Chen con il Maestro Chen Chang Hsing.

La leggenda narra che Yang Luchan per capire i segreti del Taiji Quan avesse venduto tutti i suoi averi e si fosse fatto assumere come servo da Chen Chang Hsing a Zhaobao.

Yang Luchan apprese così bene l’arte marziale tramandata dai Chen che fu capace di lottare contro un esperto di Kungfu venuto nel villaggio per sfidare il maestro Chen Chang Hsing e che aveva battuto il figlio di quest’ultimo ed anche il miglior discepolo della scuola.

Perdonato del “furto” dal maestro per aver difeso l’onore della famiglia, Yang Luchang anni dopo tornò al suo villaggio per diffondere questa meravigliosa arte dove rimaneva campione imbattuto, la sua fama era cosi grande che fu chiamato a trasferirsi nella capitale per insegnare il Taiji Quan alla corte imperiale divenendo istruttore di arti marziali della Guardia Imperiale. Fu in quest’ultima circostanza che Yang Lu Chan apportò graduali modifiche alla Forma originale eliminando salti, emissioni di energia, battute di piede e altri movimenti considerati poco opportuni per la corte imperiale.

Lo stile di Yang Lu Chan fu ancora modificato dalle generazioni successive da terzo figlio e dal nipote, arrivando a noi come lo vediamo oggi nella forma più conosciuta e praticata al mondo.

Lo stile Yang sviluppatosi dallo stile Chen della grande struttura, ha un andamento lento e regolare, i movimenti sono tondi assimilabili all’azione circolare dell’avvolgere il bozzolo di seta.

In età moderna nel 1956 il Comitato per lo Sport della Repubblica Popolare Cinese riunì quattro grandi Maestri di Taiji Quan Fu Zhongwen, Zhang Yu, Chu Guiting e Cai Longyun al fine di creare una forma codificata da insegnare alle masse come mantenimento della salute la “Forma 24 Pechino” che conserva i precetti principali del taiji quan e può essere eseguita in circa cinque minuti, questa forma conta il maggior numero di praticanti in Cina e nel resto del mondo.

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Il tui shou: la spinta con le mani

Il Tui Shou, tradotto come “spinta con le mani”, porta l’attenzione sulle braccia come strumento di contatto e di ascolto. è un esercizio del Taiji Quan che viene praticato in coppia, con le braccia a contatto, e serve a focalizzarsi sull’ascolto della forza dell’avversario.

Il termine “spinta” potrebbe trarre in inganno e indurre l’idea di qualcosa che implichi la forza muscolare delle braccia, come se dovessimo dare uno spintone a qualcuno.

In realtà non è così. Il Taiji Quan prevede un uso differente della forza: si cerca di squilibrare l’avversario cedendo alla sua forza. Un famoso detto recita: “usa quattro once di forza per battere mille libbre”.

La forza non viene emessa dalle braccia, come i praticanti più esperti ben sanno, ma segue un percorso ben preciso: nasce dai piedi, sale lungo le gambe, si diffonde alle anche, percorre la schiena e giunge infine alle braccia, dove le mani sono gli ultimi attori.

Il fine dell’esercizio non è la lotta o la vittoria, ma sviluppare la capacità di sentire la forza dell’avversario e sfruttarla a proprio favore. Come dire: minimo impegno e massimo risultato! L’esercizio venne creato da Chen Wanting per poter studiare le tecniche in sicurezza. Capitava infatti che durante gli allenamenti i giovani praticanti si facessero male.

Anche lo studio del Tui Shou procede per 5 livelli di abilità: si inizia a piedi fermi e con una mano, si continua con entrambe le braccia e infine, se i fondamentali di Taiji Quan sono ben appresi, si potrà procedere con i passi, eseguendolo cioè in movimento.

Il Tui Shou si compone di 13 azioni, suddivise in 5 passi e 8 tecniche: I passi sono: JIN: avanzare TUI: retrocedere GU: spostarsi a destra BAN: spostarsi a sinistra DING: rimanere al centro Le tecniche invece si dividono in quattro “cancelli morbidi” e quattro “cancelli duri”. Cancelli morbidi: PENG: parare LU: assorbimento ruotato JI: premere AN: spingere Cancelli duri: ZHAI: ritirarsi ruotando LIE: dividere ZHOU: colpire con il gomito KAO: colpire con la spalla.

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