Per essere bravo quante forme devo conoscere? Questo è il grande dilemma che spesso si traduce in “qualità o quantità”.

Quel Maestro conosce tante forme e le insegna ai suoi allievi, oppure quell’allievo è molto bravo perché conosce tante forme.

Mi piace ricordare che il Taiji Quan è, e nasce come arte marziale.

La concatenazione dei movimenti in sequenza, più comunemente chiamata “forma” è stata ideata per allenare le tecniche. Ogni tecnica, di calcio, di pugno, di spinta ecc. ha il suo proprio valore e potenziale di espressione nell’applicazione marziale. La forma serve ad allenare la tecnica immaginando di combattere con un avversario “Ombra”, una persona delle nostre dimensioni con cui poter sperimentare le corrette posizioni.

Nel taiji quan esistono delle regole nelle quali si esprime la potenza cinetica del nostro corpo e della nostra mente, questi precetti sono ben espressi dalle dieci regole fondamentali di Yang Chen Fu:

Xu Ling Ding Jing – Essere vuoti, avere la mente pronta e l’energia alla sommità del capo.

Han Xiong Ba Bei – Tenere rientrato il petto e stirare la schiena.

Song Yao – Rilassare la vita.

Xu Shi Fen Jing – Distinguere il vuoto dal pieno.

Chen Jian Zhui Zhou – Abbassare le spalle e far scendere i gomiti.

Yong Yi Pu Yong Li – Usare il pensiero e non la forza muscolare.

Shang Xia Xiang Sui – Accordare la parte superiore con quella inferiore.

Nei Wai Xiang He – Unire la parte esterna con quella interna.

Xiang Lian Bu Duan – Continuità e nessuna interruzione.

Dong Zhong Qiu Jing – Cercare la calma nel movimento.

Cosa si può ricercare allora all’interno dell’allenamento della forma?

Penso che per la corretta esecuzione di una forma siano necessari molti anni di studio, e che nella ricerca del superamento dei propri limiti questi anni diventino infiniti. Quindi se guardiamo la nostra pratica personale da questo punto di vista potremmo rispondere che di forma probabilmente ne basti una o poco più.

Le forme che maggiormente si conoscono sono quelle legate al taiji quan moderno e si definiscono in base al numero delle posizioni, ad es. forma 24, forma 32, forma 42 ecc. Queste forme sono state pensate per sviluppare gradualmente le difficoltà di esecuzione, sia per la quantità di tecniche, sia perché possono essere interstili cioè racchiudere posizioni di diversi stili di taiji quan. Lo stesso concetto basato sulla difficoltà di esecuzione della forma si ritrova nel programma di esame per il passaggio di grado, cioè l’esame per l’acquisizione di cinture proprio come negli altri stili di kung fu.

Il taiji quan è un lungo viaggio dove non è tanto importante arrivare sulla vetta della montagna, ma godersi il viaggio ammirando panorami meravigliosi che ci vengono regalati al superamento dei nostri limiti.

I tempi in cui viviamo, ci spingono ad andare sempre di fretta, il tempo ha perso i suoi ritmi naturali, in una sola giornata bisogna fare tante cose. Nel momento in cui si pratica il taiji quan il tempo si ferma, abbiamo la possibilità di allungare il respiro di rigenerarci. Godiamoci il presente, è meglio non correre con la mente pensando a quale forma verrà dopo.

Taiji: facciamone tanto e fatto bene, buona pratica a tutti!

N.B. Le indicazioni contenute in questo articolo non si sostituiscono alla pratica medica alla quale è rimandata la salute e la cura della persona.

Daniela De Girolamo è un insegnate di Qi Gong, Taiji Quan, Meditazione e Medicina Cinese.

E’ Presidente dell’ A.S.D Meihua il vento sopra il lago che si occupa dell’insegnamento e della diffusione delle discipline orientali.

Scrittrice del libro “Pillole di Lunga Vita guida introduttiva al Qi Gong e al Taiji Quan” e di “I diciotto esercizi taoisti della salute, la ginnastica energetica cinese per il benessere di ossa e muscoli”.

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