Le origini leggendarie del Taiji Quan

Se chiudo gli occhi vedo nuvole di vapore che si spostano tra i dolci picchi dei monti cinesi, ascolto il silenzio, e nella quiete distinguo ogni sussurro del vento, scricchiolio della roccia o rumore del ruscello che scorre lontano, la natura si amplifica nel suo incessante divenire.

Tra sogno e realtà è l’immagine di questo pezzo di mondo così lontano, fatto di antichi immortali e fumi d’incenso, tra sogno e realtà inizia la storia del Taiji Quan.

A nord-ovest della Cina nella provincia dello Hubei si erge il monte Wudang che ci racconta la storia del suo iniziatore Taoista.

Vi è un punto preciso nel cielo, che possiamo osservare quando brilla la grande orsa, dove si vede risplendere la stella polare, li, sappiamo che dimori la divinità taoista Zhen Wu conosciuto come l’Imperatore Nero o Il Vero Guerriero, fu lui durante una notte a venire in sogno a Zhan San Feng per rivelargli l’arte marziale Taiji Quan. Quando il monaco si sveglio iniziò a praticare e sconfisse molti uomini. Per questo motivo quanti praticano quest’arte cercano il nord, la stella polare, per creare quel collegamento sottile che si perde nei tempi.

Altri raccontano ai propri allievi di come Zhan San Feng vissuto sotto la dinastia dei Song del sud, fosse in meditazione presso la sua dimora, quando la sua attenzione venne richiamata dal verso di un grande uccello, affacciatosi alla finestra scorse una Gru che duellava con un serpente. La Gru sferrava veloci e duri colpi che potevano costare la vita al serpente, ma questo con i suoi movimenti morbidi e spiraliformi riusciva a schivarli con grande capacità. Dall’osservazione di questo duello il saggio taoista sviluppò la sua arte marziale, il taiji Quan, dove i movimenti flessuosi del corpo si ispirano a quelli del serpente, in modo che il cedevole possa vincere sul forte, sviluppando in questo modo capacità di forza interna, sia nella muscolatura profonda che nel modo di portare l’intenzione e l’energia.

Altri invece per ricondurre tutte le arti marziali da un unico iniziatore raccontano la vicenda del Bodhidarma un patriarca indiano giunto in Cina per diffondere il buddismo nel V sec.d.C, chiamato dai cinesi Da Mo.

Da Mo si ritirò nel monastero presso la foresta di Shaolin, dove vivevano dei monaci guerrieri. Dopo anni di meditazione Da Mo insegnò loro delle tecniche per rinvigorire la forza interna (Qi Gong) ed altri per potenziare l’abilità marziale. Si racconta che Zhan San Feng nel suo viaggio verso il Sichuan si fermò presso il tempio di Shaolin dove apprese le tecniche marziali. Tornato poi al monte Wudang si rese conto che tale tecnica volta ad usare maggiormente la forza muscolare, disperdeva l’energia interna, così la modificò inserendo i principi taoisti.

Questa è l’origine leggendaria che lega il Taiji Quan al monte Wudang ed saggio taoista Zhan San Feng.

Con il passare degli anni, con il ripetersi delle forme e dei gesti, sembra che Zhan San Feng non sia poi così lontano.

N.B. Le indicazioni contenute in questo articolo non si sostituiscono alla pratica medica alla quale è rimandata la salute e la cura della persona.

Daniela De Girolamo è un insegnate di Qi Gong, Taiji Quan, Meditazione e Medicina Cinese.

E’ Presidente dell’ A.S.D Meihua il vento sopra il lago che si occupa dell’insegnamento e della diffusione delle discipline orientali.

Scrittrice del libro “Pillole di Lunga Vita guida introduttiva al Qi Gong e al Taiji Quan” e di “I diciotto esercizi taoisti della salute, la ginnastica energetica cinese per il benessere di ossa e muscoli”.

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