A settembre riprendono le interviste ai Maestri, partiamo alla grande con l’intervista alla Maestra Sarah Falanga che ha il wushu nel dna!

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Mi accorgo sempre più che la mia attenzione viene colpita da quei Maestri che tendono a mettersi poco sotto i riflettori, insomma proprio come in questo caso poca apparenza e tutta sostanza!

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Vi auguro buona lettura per questa bellissima intervista.

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1) Maestra Sarah Falanga, come ha conosciuto il wushu?

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Penso si possa dire che sono nata nel mondo del wushu, essendo la figlia del Maestro Falanga Stanislao, quindi sin da bambina ho vissuto le arti marziali cinesi. Da che ho memoria in casa si è sempre respirata aria di wushu, i film che guardavo maggiormente erano quelli sul kung fu degli anni ’70 e ’80 e il mio videogioco preferito è sempre stato “Mortal Kombat”.

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Fin da bambina il tempo passava seguendo mio padre nelle varie sedi di insegnamento, guardando e qualche volta cercando di imitare ciò che vedevo. La mia primissima esibizione è stata in una grande palestra scolastica nella città di San Giorgio a Cremano durante un evento sportivo all’età di quattro anni.

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Intorno ai 14 anni ho scelto di iniziare il percorso del Taijiquan con la Maestra Filosa Carmela, iniziando con lo stile Yang per poi dedicarmi prettamente allo studio dello stile Chen Xiaojia che insegno ormai da quasi 20 anni.

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2) In un ambiente dove c’è una prevalenza di Maestri come ci si sente ad essere una donna, ci sono mai state delle discriminazioni o dei trattamenti differenti?

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Non per fare polemica, purtroppo a questa domanda posso rispondere in un solo modo: le discriminazioni ed i trattamenti diversi ci sono sempre stati. Anche nel mondo del wushu una docente donna non sempre viene considerata brava e forte quanto un collega uomo, bisogna lavorare il doppio e dimostrare il triplo per essere presi in considerazione, ma devo ammettere che alla fine il wushu applica un sistema meritocratico, se vali, se batti i tuoi avversari, le discriminazioni cadono. Inoltre sono innumerevoli gli esempi di grandi donne che si sono distinte in questo mondo così marcatamente maschile. Nel Taijiquan possiamo nominare con grande orgoglio la GM Chen Liqing, zia della Maestra Chen Peiju, la prima donna ad essere inserita nella genealogia dello stile Chen. Considerata in Cina patrimonio nazionale, abile combattente, ma anche grande studiosa, è una delle prime donne della sua generazione a frequentare un college. Non bisogna poi andare tanto lontano nel tempo per dimostrare l’importanza delle donne nelle arti marziali. La Maestra Carmela Filosa che dal 1994 si reca in Cina ogni anno per approfondire tutto ciò che riguarda la cultura cinese, nel 2005 ha ricevuto l’onore più grande per un praticante di Arti Marziali tradizionali: la Maestra Chen Peiju l’ha accettata ufficialmente all’interno della famiglia Chen come discepolo interno ed inoltre l’ha inserita, insieme a pochi altri fedeli allievi, nella genealogia ufficiale dei trasmettitori dello stile Chen come XIII generazione, XXI della famiglia. Vorrei sottolineare unica straniera ad aver ricevuto questo titolo!

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Si pensi poi alle Olimpiadi con la nostra grande Irma Testa che trionfa a Tokyo nel pugilato, oppure alla grande fighter Gloria Peritore, combattente di una bravura eccezionale, campionessa di innumerevoli titoli, posso dire che sono pochi gli uomini che possono tenerle testa.

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3) In questa intervista vorrei approfondire una disciplina in particolare, il Taijiquan. Pochi sanno che si tratta di un’arte marziale e non esclusivamente di una meditazione in movimento oppure una ginnastica della salute. Da cosa possiamo capire che parlando di Taijiquan stiamo parlando di un’arte marziale?

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Non bisogna mai dimenticare che il Taijiquan nasce come stile di combattimento, al contrario del Qigong che si basa principalmente su un lavoro interno del Qi (come dice il nome stesso). Il Taijiquan ha in sé principi e movimenti marziali che puntano sia al benessere psicofisico sia combattimento con tecniche di difesa ed attacco. Secondo il Maestro Chen Peishan, si possono distinguere all’interno di questo stile di arti marziali tre aspetti fondamentali: i movimenti del corpo, l’abilità marziale e la teoria che vi è alla base.

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I movimenti del corpo comprendono a loro volta tre concetti basilari: l’intenzione, il Qi e la forma (xing) intesa sia come “forma esterna”, ossia come il gesto appare esternamente, sia come “forma interna” quindi come il lavoro interno genera il gesto.

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Tutti questi lavori, sicuramente danno grandi benefici sia psichici che fisici, dovuti al pieno controllo del corpo che il Taijiquan sviluppa. Questo però è solo un accidente generato dallo studio e dall’allenamento. Il valore reale di questi metodi è il dominio del corpo, quindi l’acquisizione dello Shenfa per poi in combattimento emettere il fali. Allenare tutti i giorni i movimenti esterni ed interni è necessario per l’acquisizione di quella capacità corporea atta alla realizzazione in un secondo momento delle tecniche e le strategie di combattimento in senso stretto. Per fare un esempio, il corridore che corre ogni mattina per la maratona avrà sicuramente dei benefici sulla salute dovuti alla costanza del suo allenamento, ma nonostante ciò non è la salute il suo fine ultimo, bensì migliorare la sua prestazione per trionfare in gara.

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4) Si parla spesso del Taiji Quan che viene generalmente chiamato “Taiji” come un’arte millenaria, ci sono dei riferimenti storici ai quali possiamo far riferimento con maggiore certezza per collocarne l’inizio in un periodo storico?

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Bisogna specificare una cosa, dobbiamo distinguere il termine Taiji da Taijiquan.

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Prima che “le 10.000 cose” esistessero, esisteva il wuji, assenza di polarità, una condizione in cui tutte le forme di energia si trovavano mischiate insieme in uno stato caotico primordiale “hundun”. Ma, come dice la Maestra Chen Peiju, all’interno di questa condizione era già presente una “informazione”.

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Dal wuji, grazie a questa informazione, nasce la suprema polarità, il Taiji. La suprema polarità si riferisce al concetto di yin e yang. Taiji quindi simboleggia i due poli opposti e complementari di yin e yang, e se ne parla già nell’Yijing ,“il classico dei mutamenti”.

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Taijiquan dove “quan” significa pugno è letteralmente “la boxe della polarità suprema” e se ne parla ufficialmente nel “Trattato Illustrato sul Taijiquan della Famiglia Chen” di Chen Xin (1849-1929) detto anche Chen Pinsan, XVI generazione del Taijiquan della Famiglia Chen, in cui riassume il sistema tecnico e teorico dello stile dal punto di vista della cultura cinese tradizionale e rivela i fondamenti filosofici del Taijquan. In conclusione quindi possiamo dire che il Taijiquan nasce e si struttura marzialmente sul concetto taoistico di Taiji.

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5) Quanti stili esistono di Taijiquan?

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Fino al 1800 il Taijiquan veniva praticato solo nella famiglia Chen, che lo custodiva gelosamente. Fu Chen Changxing, XIV generazione, che contribuì alla divulgazione del Taijiquan al di fuori della famiglia insegnandolo a Yang Luchan (1789-1872), proveniente da una famiglia di contadini del distretto di Yongnian, provincia dello Hebei. Dopo aver studiato per vent’anni lo stile Chen a Chenjiagou, il villaggio in cui risiedeva la famiglia Chen, ritornò al suo paese natio ed iniziò ad insegnare ai suoi figli che sistematizzarono ognuno modalità diverse dell’insegnamento del padre. Yang Jianhou, uno dei tre figli di Yang Luchan, trasmise a sua volta lo stile ai suoi due figli Yang Shaohou e Yang Chenfu e quest’ultimo diffuse la conoscenza del Taijiquan in tutta la Cina. Nacquero così lo stile Wu (Jianquan), lo stile Wu (Yuxiang), il Sun.

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Lo stile Chen si è suddiviso in due scuole principali, Da jia (grande struttura) che comprende a sua volta due varianti, Laojia e Xinjia, e Xiaojia (piccola struttura). La Xiaojia rappresenta il metodo più antico di pratica all’interno dell’intero sistema del Taijiquan stile Chen.

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Per contattare la M. Falanga

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falangasarah@virgilio.it

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www.icxj.it

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3381804555

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N.B. Le indicazioni contenute in questo articolo non si sostituiscono alla pratica medica alla quale è rimandata la salute e la cura della persona.

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Daniela De Girolamo è un insegnate di Qi Gong, Taiji Quan, Meditazione e Medicina Cinese.

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E’ Presidente dell’ A.S.D Meihua il vento sopra il lago che si occupa dell’insegnamento e della diffusione delle discipline orientali.

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Scrittrice del libro “Pillole di Lunga Vita guida introduttiva al Qi Gong e al Taiji Quan”.

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