
Presentiamo oggi un’altra intervista d’eccezione alla Maestra di Wushu Luana Di Pasquale. Ho avuto l’immensa fortuna di conoscere la Maestra Di Pasquale, attraverso le indicazioni di altri Maestri di kung Fu ai quali avevo chiesto di indicarmi una buona scuola per iniziare mio figlio di sei anni al percorso marziale cinese, la risposta fu univoca, quella di portarlo alla scuola del Maestro Marco Galiè. Ho avuto la fortuna di essere accolta con grande gentilezza e di scoprire una grande competenza e professionalità. Credo che sia molto importante avviare i bambini allo studio di una disciplina dove oltre all’aspetto motorio possano apprendere valori fondamentali come il rispetto e l’onestà, ed imparare che soltanto attraverso l’impegno si possono ottenere i meritati risultati. Ringrazio il Maestro Galiè e la Maestra Di Pasquale per il lavoro importante che svolgono ogni giorno con i bambini e per averci accolto nella loro scuola come in una famiglia.
1) Maestra Luana Di Pasquale come è iniziato il suo cammino nel Wushu – Kung Fu, chi è stato o chi sono stati i suoi Maestri?
Il mio primo passo l’ho percorso esattamente 20 anni fa, era settembre del 2001 e dopo aver assistito ad una dimostrazione del mio attuale maestro Marco Galiè e dei suoi allievi ho sentito la “chiamata”. Durante il mio cammino ho avuto l’onore di incontrare molti maestri, ognuno dei quali ha lasciato una traccia indelebile nella mia formazione dal Maestro Chen Ziquan, al Maestro Zhi Xiang Wang, al Maetro Zhong Lian Bao per nominarne alcuni, sino a tutti i maestri italiani discepoli di famosi maestri cinesi. Ho scelto di seguire il maestro Marco Galiè per la grande passione che ha sempre dimostrato di avere per questa magnifica arte e per l’impegno che ha sempre avuto nel cercare di divulgare le arti marziali cinesi, ed in particolare lo stile che pratichiamo, a livello territoriale, europeo e perfino mondiale, senza contare che è l’unico allievo selezionato dal Maestro Lomphar Khan, Gran Maestro dello stile dell’Antica dinastia del Drago della montagna.
2) Nella sua carriera sportiva ha partecipato a diverse competizioni ottenendo ottimi risultati. Che cosa significa essere un agonista?
Significa prima di tutto avere ben chiaro il senso e la ragion d’essere del percorso. Significa essere determinati, perseverare, impegnarsi fino allo sfinimento, saper accettare i propri limiti e lavorarci sopra con dedizione e passione, per migliorarsi continuamente. Ho avuto l’onore e la fortuna di confrontarmi con tanti atleti professionisti e maestri, provenienti da tutto il mondo e questo è stato fondamentale per la mia crescita, per l’immagine della scuola e per il mio bagaglio culturale che ora sono fiera di poter trasmettere continuando a migliorarlo.
3) Che cosa significa essere una donna in un ambiente prevalentemente maschile, ci sono mai state differenze di trattamento, facilitazioni o penalizzazioni per questo?
Dal punto di vista dell’agonismo, mi sento di dire che la tecnica ha sempre avuto la meglio: ho partecipato a gare miste di taolu (sequenze di movimenti traducibili come forme) vincendole e nel combattimento in palestra mi sono sempre sentita più libera di scambiare con gli uomini che non con le donne. Dal punto di vista del mio percorso in qualità di Maestra, mi sento di confermare che purtroppo esiste ancora molta discriminazione e che una donna deve sempre dimostrare un qualcosa in più; per questo ho sempre pensato che la qualità tecnica e la competenza nel saper trasmettere questa magnifica arte potessero rappresentare dei punti di forza ineccepibili.
4) Il mondo del kung fu tradizionale è vastissimo, che tipo di kung fu pratica e insegna?
Pratico uno stile di kung fu sino tibetano di discendenza familiare, chiamato:

lo stile dell’“Antica dinastia del drago della montagna” è uno stile del nord appartenete agli stili esterni con una parte di pratica interna. Tale stile prevede lo studio di tecniche fondamentali, di raggruppamenti, di taolua mani nude, taolu con tecniche animali e taolu con armi.
Secondo la leggenda lo stile nacque intorno al 200 a.C. in un’villaggio a nord ovest della Cina. In questo villaggio abitava un giovane molto forte dal nome Yan Shin Po che era solito difendere i più deboli del villaggio dalle angherie e dalle scorribande. Era l’epoca dei Regni Combattenti, la violenza imperava e per questo motivo le donne e i giovani del villaggio vennero mandati sulle montagne per sfuggire ai massacri. Nella natura selvaggia Yan Shin Po osservava gli animali e ne studiava i comportamenti e le abilità difensive. Dopo aver osservato per molto tempo e compreso le leggi della natura scelse sette ragazzi e insegnò loro le caratteristiche difensive degli animali istruendoli all’arte del combattimento, gli animali erano i seguenti: la tigre, la scimmia, la gru, l’aquila il leopardo la mantide ed il serpente.
Questi giovani divennero così otto forti guerrieri. Quando i tempi sembravano più miti tornarono presso il loro villaggio, ma la quiete durò poco si trovarono presto a dover difendere il paese da nuovi attacchi. Yan Shin Po venne convocato dal governatore che voleva complimentarsi con lui per aver così bene difeso il villaggio. Durante questo incontro la figlia del governatore e Yan Shin Po si innamorarono senza però avere il benestare del padre della ragazza.
Yan Shin Po e il Governatore stabilirono una tregua e i sette guerrieri furono inviati ad imparare i sette animali di riferimento, mentre Yan Shin Po continuava a coltivare la propria arte e l’amore segreto per la figlia del governatore. Uno di questi sette guerrieri fu incaricato da Yan Shin Po di andare dai compagni per studiare insieme a loro l’animale nel quale si erano specializzati, l’allenamento durava dai tre ai sette mesi, dopo di che questo giovane messaggero avrebbe fatto visita ad un nuovo compagno. Tutti gli stili venivano riportati a Yan Shin Po da questo suo allievo fidato e messaggero. Nel frattempo Yan Shin Po accresceva la sua arte divenendo quasi imbattibile. Un giorno il governatore venne a scoprire che tra i due giovani vi era un amore segreto così andò su tutte le furie tanto che i due innamorati fuggirono insieme. Il Governatore fece cercare la figlia ovunque ma senza risultato così emanò un editto che annunciava “se Yan Shin Po avesse riportato la figlia a casa gli sarebbe stato perdonato tutto”. I due giovani decisero quindi di rientrare al palazzo del governatore, il quale dopo poco decise di far avvelenare Yan Shin Po per dividere i due giovani amanti. Quando i guerrieri di Yan Shin Po vennero a conoscenza che il loro Maestro era stato avvelenato decisero di attaccare il palazzo in una notte senza luna, così uccisero tutte le persone che vi trovarono. Tale evento dimostra come l’istinto umano non sia poi così diverso da quello animale, eccetto per il fatto che l’uomo dovrebbe essere dotato di una razionalità e di una spiritualità che consentano di dominare l’istinto.
Questa è la leggenda dell’“Antica dinastia del drago della montagna” che il maestro Lomphar Khan ha trasmesso al mio attuale maestro, Marco Galié.
5) Crede che sia utile integrare all’allenamento del tradizionale le ginnastiche occidentali?
Assolutamente si e questo mi è stato confermato dall’esperienza personale. Aver integrato l’allenamento occidentale con quello orientale, soprattutto in preparazione di gare di combattimento internazionali, è stato essenziale. E questo devo dire che anche gli orientali lo riconoscono e si stanno aprendo sempre di più alle metodiche occidentali.
Presto la seconda parte dell’intervista!
Per info e contatti
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N.B. Le indicazioni contenute in questo articolo non si sostituiscono alla pratica medica alla quale è rimandata la salute e la cura della persona.
Daniela De Girolamo è un insegnate di Qi Gong, Taiji Quan, Meditazione e Medicina Cinese.
E’ Presidente dell’ A.S.D Meihua il vento sopra il lago che si occupa dell’insegnamento e della diffusione delle discipline orientali.
Scrittrice del libro “Pillole di Lunga Vita, guida introduttiva al Qi Gong e al Taiji Quan”.
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